Storia del trekking sulla Via degli Dei

Antica strada che collegava Felsina a Fiesole utilizzata dagli Etruschi per i commerci con la Val Padana.

I Romani poi, dopo aver fondato nel 189 a.C. la colonia di Bononia sul luogo dell’etrusca Felsina, incaricarono nel 187 a.C. il console Caio Flaminio di lastricarla prolungandola fino ad Arezzo, facendola diventare una delle vie principali dell’impero Romano e dandole il nome di Flaminia Militare.

Alla caduta dell’impero Romano la strada cadde nell’oblio così come il suo basolato ricoperto per secoli da terra e rovi, e vi restò fino al Medioevo, quando, diventato un sentiero di terra battuta, tornò ad essere percorso da viandanti e pellegrini che a piedi e a cavallo si recavano o tornavano da Roma.
A partire dal 1979, per merito dei due appassionati di archeologia Cesare Agostini e Franco Santi, furono riportati alla luce molti tratti del basolato romano originale.

All’inizio degli anni novanta nacque il progetto dell’attuale Via degli Dei, così chiamata per via dei toponimi di località attraversate che ricordano divinità pagane: Monte Adone, Monzuno (monte di Giove), Monte Venere, monte Luario (della dea Lua).

Tale progetto lo si deve ad un appassionato di trekking, Domenico Manaresi, che con un gruppo di camminatori e buongustai bolognesi costituì l’associazione “Du pas e na gran magnè” (in dialetto bolognese Due passi e un’abbuffata) decidendo di andare a piedi da Bologna a Firenze seguendo per buona parte la Flaminia Militare riscoperta da Agostini e Santi e deviando invece in alcuni tratti per ragioni naturalistiche e panoramiche o per evitare strade aperte al traffico. Segnarono il percorso con due palle gialle verniciate su tronchi e sassi.

Con il crescente interesse per questo percorso la segnaletica delle due palle gialle è stata sostituita recentemente dalla segnaletica dedicata del Cai e molte associazioni locali vista la potenzialità e l’interesse hanno iniziato a promuoverla.
Oggi la Via degli Dei è uno dei trekking più frequentati al mondo.